DIFFUSORI
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(HP) LOVECRAFT

di Filippo Punzo e Jorge Toribio


H.P. Lovecraft è stato uno dei maestri dell'orrore e suoi mostri hanno popolato gli incubi dei malcapitati lettori. Chi non lo conoscesse può dare una occhiata a questo link http://www.hplovecraft.com/

Ma che cosa lega uno scrittore dell'incubo a un diffusore? beh, basta lavorare di fantasia e i nessi appaiono evidenti... Per prima cosa la "cassa" richiama lugubri contenuti di draculiana memoria, in secondo luogo le lettere H e P sono le stesse inziali di Haut Parleur, altoparlante in francese, poi il nome può essere visto come l'unione delle parole love e craft, e interpretato come "amore per la creazione di oggetti con le proprie mani", infine, (mi viene da ridere) non avete ancora visto come è realmente fatto il mobile, quindi non potete capire...

Bene, dopo questa lezione sulle elucubrazioni mentali necessarie per battezzare una scatola di legno, passiamo alle cose serie...

L'ALTOPARLANTE
Si tratta di un nuovissimo "larga banda" prodotto dalla CIARE e appena inserito in catalogo con la sigla HX132

Alcuni mesi fa avevo ricevuto per vie traverse una coppia di prototipi di questi altoparlanti, si trattava sostanzialmente dello stesso progetto, un monomembrana da 155mm di diametro esterno ma con un diametro di emissione tipico di un 130mm. I prototipi avevano, oltre a un doppio magnete, anche alcune altre piccole ma sostanziali differenze rispetto al modello di serie, quali il profilo della membrana, il supporto della bobina, il centratore e la geometria del traferro, cosa che li rendevano pezzi unici. Poiché un veloce ascolto aveva rivelato doti di musicalità inusitate, ho chiamato il mai troppo ringraziato Lino Esposto alla Ciare e ho chieso lumi... Inutile dire che di lì a poco mi son visto recapitare due esemplari di preproduzione su cui poter fare prove più concrete.
Il componente si presenta molto bene, con una costruzione accurata, cestello in pressofusione, membrana in carta e sospensione in tela trattata. La sensibilità è da record, con una risposta molto regolare e in salita da circa 90 dB a quasi 100 dB in gamma alta.
Dopo vari ascolti "volanti" nei carichi più strampalati e improvvisati, decisi, in compagnia di Jorge, ormai lanciato nella sperimentazione del DCAAV, di approntare un cabinet apposito proprio con questa configurazione.
Volendo fare il cattivo, per mettere alla prova Jorge, diedi però un paio di specifiche stringenti:
1- il pannello anteriore doveva essere massimamente largo, in modo da spostare al massimo verso il basso la transizione da un semispazio a spazio intero, dato che nessun intervento di correzione e equalizzazione tramite un crossover sarebbe stato possibile.
2- tutto il mobile doveva essere realizzato senza l'uso di altre parti che non fossero i pannelli stessi del diffusore, quindi andava evitato l'uso di tubi di accordo.
Jorge si mise al lavoro e andò ancora oltre, simulando l'insorgere di diffrazioni sul bordo del pannello per varie posizioni dell'altoparlante sul frontale.
Il cabinet che è saltato fuori da tale tempesta di cervelli ("brainstorming" per gli esterofili) è in puro stile Lovecraft, cioè un vero incubo... Vi posso garantire che approntare i tagli durante la costruzione dei prototipi ha comportato una serie di sane pause di riflessione e una certa dose di fantasia per immaginarsi il tutto montato e incollato.

Passo la parola a Jorge che vi spiega la settimana da incubo cui l'ho costretto per lo sviluppo del progetto

Tutto cominciò con una e-mail dell’amico Filippo, il lunedì 17 novembre 2003, nella quale mi chiedeva se era possibile progettare e costruire un paio di casse per dei prototipi di largabanda Ciare che gli erano stati affidati in veste di ...“beta tester”.
Filippo aveva rodato l’altoparlante per quattro giorni, successivamente aveva eseguito la misura dei parametri, rendendosi conto della grande qualità del prodotto, purtroppo non ancora disponibile, allora, per il pubblico.
La sua intenzione era comunque di portare due prototipi funzionanti ad un incontro di autocostruttori che si sarebbe svolto la domenica seguente, all’Auditorio Comunale di Carpi.
Personalmente, non mi sono mai piaciuti i monovia, per varie ragioni: il prezzo assurdamente alto richiesto per questi componenti, con il sospetto che questi prezzi siano gonfiati sull’onda di una moda che spopola tra gli integralisti dell’audio minimalista. Credo anche che questa soluzione faccia colpo particolarmente su quanti non si sentono capaci di progettare e costruire un crossover come si deve, in modo di ricucire assieme la risposta di due o più altoparlanti separati.
E poi, visti i risultati dei monovia che ho potuto ascoltare di persona, non mi sarei mai preso il disturbo di costruire un paio di casse con le quali si potesse sentire soltanto musica di camera, o quartetti d’archi, in sottovoce...
Ma quando diedi un’occhiata ai parametri misurati, che Filippo allegava al suo messaggio, e dopo aver sentito al telefono le sue impressioni d’ascolto con l’altoparlante in aria libera, dove mi si rassicurava sulla notevole estensione alle alte frequenze e la completa assenza di "suono a radio vecchia" nel midrange, mi dissi, perchè no?, e le rotelle cominciarono a girare...
I parametri misurati sul prototipo Ciare, ad eccezione di un Qts un po’ troppo basso, erano ideali per un carico in doppio reflex serie, detto DCAAV, che già avevamo avuto modo di sperimentare con successo parecchie volte, e che garantisce tenuta in potenza, estensione verso i bassi molto oltre la Fs naturale dell'altoparlante, e rolloff “morbido” dopo la F3.
Ecco finalmente un monovia per sentire Rolling Stones e Led Zeppelin, Jaco Pastorius e John Zorn, e anche i Prodigy, se vi piacciono...

Martedì
e mercoledì mi diedi da fare con le simulazioni, usando il software di G.P.Matarazzo che permette di modellizzare il doppio reflex in serie, ed il fantastico Audio for Windows, che consente di valutare gli effetti delle dimensioni del baffle sulla risposta in frequenza dell'altoparlante.
Le simulazioni confermarono subito la bontà dei suggerimenti iniziali fatti da Filippo:
1: mantenere un pannello frontale abbastanza largo, in modo di dare corpo al medio basso, ed evitare così di mettere troppo in evidenza le medie ed alte frequenze, e di conseguenza un suono “strillante”.
2: collocare il driver fuori centro, sul baffle, per limitare al minimo le diffrazioni.

Giovedì 20, con l'aiuto di riga, carta e matita, feci i primi abbozzi del mobile, dopodichè, usando il fido Open Office Draw, completai i disegni quotati del box e di tutti i suoi particolari.
Come si può vedere dai disegni, si tratta di un mobile compatto, dalla forma particolare, non alla moda. Ricorda piuttosto certi diffusori del passato.
C'è un unico foro tondo, quello per alloggiare l'altoparlante. Tutte le altre aperture sono ricavate asportando settori rettangolari da zone perimetrali dei pannelli.
Le due camere necessarie a formare il doppio reflex in serie, al interno di un box sagomato come bookshelf, sono ricavate mediante due setti incrociati ed incastrati tra loro, con una tecnica mutuata da certi lavori manuali che ci facevano fare alla scuola elementare.
Anche l'apertura d'accordo di Fl, che comunica al esterno, è formata da un solo pezzo di legno, che appoggiandosi alle pareti vicine, forma un condotto di sezione rettangolare di adeguata lunghezza e sezione.
La struttura interna così formata serve anche a rinforzare tutte le pareti che formano il diffusore, evitando ogni possibilità di vibrazioni, con la conseguente dispersione d'energia e la emissione di suoni diversi da quelli prodotti dall’altoparlante e dall’apertura del condotto di accordo.
Questo metodo per costruire un DCAAV in formato bookshelf, abbandonando la tradizionale forma a colonna con la quale è nato il sistema per ora, a quanto ci risulta, è venuto in mente soltanto a noi, e la struttura interna, visto che tutti quanti si divertono a dare nomi astrusi alle proprie idee, la chiameremo X-frame, e ci mettiamo pure il copyright©, tiè...

Venerdì mi sono recato al fai-da-te sotto casa e ho fatto tagliare il legno, comune truciolare da 20mm di spessore, eccetto il frontale, in multistrato marino da 12mm

Il sabato 22, nel tardo mattino, sono andato a casa di Filippo e lì, in sei ore di duro lavoro, inframmezzate da una spaghettata annaffiata da un litrozzo di vinello, abbiamo dapprima fotografato i diversi pezzi, poi disegnato i tagli da effettuare, sagomati i pannelli apportando anche qualche modifica dell’ultimo momento, fatti i fori per i coni e poi, con abbondante colla e morsetti, assemblato i due diffusori. In questa occasione è nato il nome: Lovecraft. Dato che i complicati mobili dovevano essere realizzati in forma speculare, ogni singola complicazione creata dagli incastri doveva essere replicata “a rovescio”, un vero incubo...
A tarda sera me ne sono tornato a casa. Filippo ha aspettato che la colla asciugasse, ha saldato due pezzi di filo, avvitato gli altoparlanti ed è schizzato a casa di Luca Comi, in compagnia di Mario Passarelli, per assemblare il prototipo del Ciclotron, altra novità da portare a Carpi.

Finalmente, domenica 23, di prima mattina, siamo arrivati a Carpi e là, assieme a tutti i presenti, abbiamo finalmente collegato l’ampli alle creature e abbiamo ascoltato il tutto per la prima volta.

Le Lovecraft, pilotate a volume sostenuto dallo straordinario e potente prototipo dell’amplificatore Ciclotron a stato solido di Mario Passarelli, (completato alle 4 di mattina!) suonando alla grande anche brani di Santana e Jimi Hendrix, furono una vera sorpresa per tutti, noi compresi.
Si capì subito di aver fatto le scelte giuste, il suono completo e potente era quello che ci aspettavamo, anche con le casse allo stato grezzo, appena poco più di un prototipo, senza ottimizzazione dell’assorbente dentro la prima camera e con l’altoparlante appoggiato e non a filo di pannello. Una definizione breve? Rock’n’Roll!!

Qualche considerazione finale
Il sistema, nonostante le ottime performance, mostra alcune incongruenze rispetto alla simulazione, come un più accentuato dip in prossimità della frequenza di accordo superiore. Nonostante questo, (ma la cosa, ripeto, non è assolutamente avvertibile all'ascolto, anzi, allontana il pericolo di rimbombi indesiderati del mediobasso e dona rotondità all'estremo inferiore) Jorge ha deciso di realizzare un secondo mobile per cercare di ovviare all'inconveniente, state sintonizzati, le Lovecraft MK2 sono in cantiere...

QUI LA SIMULAZIONE DEL CARICO

QUI IL DISEGNO DEL MOBILE

QUI LE FASI DELLA COSTRUZIONE

QUI LE MISURE DELL'ACCORDO

QUI LE MISURE DELLA RISPOSTA IN FREQUENZA

Ora che avete potuto vedere da vicino sia il componente che la realizzazione del mobile, potete capire come, nonostante la diffidenza generale verso i largabanda, anche Jorge si sia lasciato entusiasmare. D'altra parte, il costo relativamente contenuto dell'HX132, tenendo conto del fatto che null'altro serve se non qualche tavola di legno, fa di questo componente un vero campione di convenienza nella categoria.

Buon lavoro, Filippo e Jorge