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AQVA

di Davide Saronni


La filosofia

AQVA è nato per indagare su una configurazione piuttosto interessante: l’array di altoparlanti, qui interpretato in maniera inconsueta dato che, canonicamente, un array è formato da altoparlanti (o sistemi) uguali.
Questo per verificare la teoria che ci dice di eliminare le prime riflessioni, soprattutto quelle provenienti dal pavimento.
Il primo passo è limitare la dispersione sul piano verticale: come?
Il progetto è destinato all’ascolto domestico, quindi scartando l’utilizzo di trombe a direttività costante per la difficoltà realizzativa sia sul piano costruttivo che sul piano sonoro, l’altra strada percorribile è quella dell’array: “impiliamo” gli altoparlanti in verticale ed otteniamo il restringimento del lobo di emissione sullo stesso piano.
Tutto risolto? Non proprio. Intanto dobbiamo almeno raddoppiare il numero di altoparlanti utilizzati (es. 2 woofer e 2 tweeter) e poi, sul piano sonico, nella regione alta dello spettro, avremo alcune difficoltà a “governare” i tweeter che avranno una resa un poco “ruvida” risultante da una risposta polare piena di lobi (per avere un’idea, guardatevi il palmo della mano con le dita aperte) causata dalle interferenze reciproche dovute alla sempre eccessiva distanza fisica degli altoparlanti della via più alta.
Il punto di partenza è un due vie/due altoparlanti, la direzione è farli lavorare tutti e due assieme entro un certo intervallo, l’arrivo limitare la dispersione sul piano verticale.
Sappiamo che non è possibile sovrapporre l’intera risposta di tweeter e woofer a causa dei limiti fisici propri di ognuno, possiamo però sovrapporla per un certo intervallo di frequenze: quali?
La psicoacustica ci aiuta insegnandoci che la regione di maggiore sensibilità del nostro orecchio è compresa tra i 2 ed i 6 kHz: se si riesce a trovare un woofer che lavori fino a 6 kHz ed un tweeter che scenda fino ai 2 kHz si potrebbe ottenere un array che controlli la dispersione verticale nel range di frequenze specificato.
Gli altoparlanti designati sono lo ATD 13W2608/8XPE a doppia bobina e l’Audax TW034X0 sulla carta (e non solo) perfettamente adatti allo scopo: il gioco potrebbe riuscire.
Passiamo alle dolenti note: la rete di filtro.
Sulla carta dovremo ottenere da ogni trasduttore una risposta “a scalino” facendo in modo che questi “scalini” si sovrappongano per il range richiesto.
Due le possibilità, la prima è una filtratura del 1° ordine acustico: non permette una sovrapposizione molto estesa ma è forse più “semplice” da implementare (le virgolette sono d’obbligo perché ho visto reti da 6 dB/oct acustici con più elementi di un 6° ordine elettrico) [pensiero: visto l’effetto array ottenibile da un 1° ordine, potrebbere questo essere uno dei motivi della presunta superiorità di detta filtratura?]
La seconda prevede l’impiego di celle di equalizzazione; decisamente la soluzione sulla carta più flessibile
Cella di equalizzazione classica sul passa-basso e cella di equalizzazione atipica sul passa alto.
Mi soffermo sull’ultima dicendo che per avere una risposta complessiva regolare in tutto il range di sovrapposizione è necessario introdurre una rete di ritardo, senza la quale si ottengono paurosi abissi nella risposta complessiva, variabili in frequenza a seconda della zona che si è voluto ottimizzare in questo o in quel momento.
Però a questo punto nella rete ci troveremmo un notch, il passa-alto vero e proprio, la cella di ritardo e il partitore di attenuazione: un filo eccessivo, credo.
Allora mi ricordo (Chario Academy 3 docet) che è possibile ottenere un’equalizzazione da una rete di ritardo rendendola asimmetrica: funziona!
La risposta complessiva ottenibile è adesso perfettamente lineare anche se personalmente ho preferito “scaricare” un pochino la regione 2-6 kHz, comunque va a gusti.
Avvertenza: come si può vedere dal grafico dell’impedenza, AQVA non è un carico facile per l’amplificatore (anche se sono state pilotate senza problemi anche da ampli ultracommerciali).
La causa è il ramo passa-basso dove, ad alta frequenza, i due condensatori praticamente cortocircuitano l’ingresso: è possibile limitare questo problema aggiungendo una resistenza da 1 o 2 Ohm in serie al condensatore da 5,6 uF, variando leggermente il valore di quest’ultimo.
Passiamo alla realizzazione.
Il mobile è diviso a metà sia per alloggiare il cross-over sia per le basse esigenze di litraggio del piccolo ATD, il materiale utilizzato è lo MDF da 25mm, i fianchetti sono puramente estetici e sono applicati successivamente.
Per realizzare l’accordo calcolato, l’unica soluzione è stata l’utilizzo di un condotto esponenziale: fantastico!
Sonicamente parlando il risultato finale sembra confermare le aspettative, ma come si sa ogni scarrafone…
Comunque il sistema si è classificato al primo posto del Trofeo CIARE 1998, sia per meriti tecnici che sonici.
Visto che non era il solito, banale 2 vie reflex? ;-)

Qui il disegno del mobile

Qui un particolare della costruzione

Qui il crossover

Qui le misure

Ringrazio Davide Saronni per la disponibilità dimostrata. Chi, come me, ha avuto modo di ascoltare le Aqva, sa che si tratta di un progetto di livello assoluto, anche se impegnativo dal punto di vista costruttivo. A chi si volesse cimentare con le Aqva auguro un buon lavoro.

Gli altoparlanti, in particolare il doppia bobina ATD 13W2608/8XPE, e la componentistica per il crossover, sono reperibili presso Vittorio Franchi